
MISTER HALKER: ZICO IDOLO VERO; AI MIEI 2009 DEDICO “DREAM BABY DREAM” DI SPRINGSTEEN
Oggi abbiamo il piacere di conoscere meglio Mister Julio Cesar Halker, allenatore dei nostri 2009 A…chi meglio di lui incarna il ritmo bailado dei grandi giocatori brasiliani? Chi meglio di lui può spiegarci cosa vuol dire avere il calcio nel sangue…
Bom dia Julio, tudo bem? E’ proprio così mister? Tu hai il calcio nel sangue?
Penso che la mia filosofia calcistica sia molto cambiata negli anni. La mia generazione, veramente bella e spettacolare ( Socrates, Zico, Junior, Eder, Falcao ) alla fine si è rivelata poco vincente. Il cinismo europeo, Italia prima (1982) e Francia (1986) dopo, hanno avuto la meglio. Insegnandoci molto e concedendoci di vincere altri mondiali con squadre sicuramente inferiori, tipo il Brasile del 1994. La vittoria dell’Italia nell’82 si è rivelata un cambiamento storico perchè è come se avesse spento il sogno di quel “calcio carnevale” che incantava il mondo. Per esempio, fino ad allora per noi il “portiere era un optinal” mentre dal 1986 in poi, a cominciare da Tafarel, (1990) la scuola dei portieri brasiliani si è molto evoluta raggiungendo oggi, una qualità straordinaria. Non dimentico però il calcio nei tempi bui della dittatura militare degli anni settanta, con conseguente povertà e miseria che insieme al carnevale, ha rappresentato molto per me e il Brasile. Rappresentava un sogno. Oggi mi piacerebbe riuscire a trasmettere lo stesso sogno ai miei ragazzi.
Hai mai giocato a calcio sulle meravigliose spiagge brasiliane?
Ho giocato a calcio non solo nelle spiagge. Ho giocato nelle strade, nei cortile in terra e pietre, sui marciapiedi, nelle stanze chiuse e alle volte il pallone era solo una bottiglia di plastica schiacciata. Arrivavo alle 14.00 dalla scuola e alle 14.30 ero al parco fino alle 19.00. Non avevamo bisogno di ginnastica, scuola calcio, grandi professori ISEF. La strada insieme alla passione erano i due ingredienti per una grande scuola. Detto questo, non ero bravo, infatti mi mettevano in “porta”!
Raccontaci la tua storia legata al calcio: da quando giocavi a quando hai deciso di allenare…
Per ironia, ad un certo punto ho perfino lasciato il calcio per la pallavolo (premetto pochi lo sanno, il Brasile ha vinto di più nella pallavolo che nel calcio) dove ho raggiunto livelli più alti. Sono stato convocato anche in serie D, ma non ho giocato tantissimo. Lì purtroppo il fisico (1.74 m di fronte a ragazzini di 2.00 m) e l’età mi hanno messo ostacolato. Però nonostante questo, è uno sport che mi ha insegnato tanto. La pallavolo è più cinica del calcio. Vince chi gioca meglio. E’ percentuale. Se hai il 70% di schiacciata vinci. Nel calcio avere il 70% di possesso palla non ti garantisce che vincerai. Un altro aspetto è che nella pallavolo è impossibile giocare se non c’è il concetto di squadra. Se il tuo compagno non riceve, il palleggiatore non alza, tu non schiaccerai mai! L’individualità è praticamente inesistente. E’ un concetto che può e deve essere tramesso al calcio. Il gruppo, la squadra, l’appartenenza devono contare più del singolo. Per quanto l’individualità nel calcio, sia comunque importante. Poi 15 anni fa mio suocero che negli anni 80-90 è stato un grande personaggio calcistico della provincia di Corsico, lavorando con Buccinasco, Assago, Trezzano e Corsico mi ha chiamato ad aiutarlo a Binasco con l’annata 1997. Sono rimasto 3 anni con lui e lì ho scoperto che insegnare ai ragazzini riusciva a ridarmi certe sensazioni che avevo da piccolo in Brasile. La loro innocenza e i loro sogni mi affascinano.
Come e perché hai scelto la Polisportiva Corsico?
Delle care persone (Mario Reggiani) che nutrivano della stima nei miei confronti mi hanno esposto il progetto. Ero molto tentato già al primo anno, ma per correttezza nei confronti del gruppo dei 2005 al Forza e Coraggio, con cui avevo preso l’impegno di finire il ciclo di 2 anni,ho scelto di posticipare il mio arrivo alla Polisportiva Corsico di un anno…Però l’idea di ricreare una realtà calcistica a Corsico, nuova, moderna con certi valori e principi mi ha subito convinto. Poi la sintonia con il nostro DS. È impeccabile.
Nel campionato invernale avete raggiunto un risultato strepitoso: te lo aspettavi?
Assolutamente no. Il nostro gruppo è un mosaico di ragazzini che vengono da realtà diverse. Riuscire a dargli un’identità ci sarebbe voluto del tempo. Poi sono in una transizione tra bambini e ragazzini, con alcuni che maturano prima ed altri che hanno bisogno di più tempo. Anche per me significava fare un passo indietro, visto che negli ultimi 5 anni ho allenato ragazzi esordienti e giovanissimi: era una prova importante e da non sottovalutare. Alla fine devo dire che è un gruppo molto buono e che, continuando a lavorare e con i giusti stimoli, motivazioni e correzioni, può fare veramente bene.
Obiettivo per il primaverile?
Giocare una partita alla volta. Il difficile viene ora. Perché si aspettano tutti di più. Però sono dei bambini che stanno facendo un cambiamento. Quindi hanno bisogno dei giusti tempi.
Chi è stato il tuo giocatore brasiliano preferito e perché?
Sicuramente Zico. Ha fatto diventare grande il Flamengo degli anni 70/80 con varie vittorie nel Campionato Brasiliano, Libertadores e l’allora coppa Intercontinentale che si disputava in Giappone. Ha fatto parte di una delle nazionale brasiliane più spettacolare di sempre. Mi ricordo ancora un bellissimo Flamengo vs Liverpool 3-0. Zico allora era la quinta essenza per noi Brasiliani. Un grande idolo. Poi gli anni successivi ci sono stati tanti altri formidabili calciatori, forse più forti di lui, come Ronaldo, Ronaldinho, Rivaldo o Kakà. Pero Zico è stato un idolo d’infanzia.
Soffri di saudade?
Sì, quando vado in Brasile. Amo l’Italia, anzi sono un europeista convinto. Quando vado giù (quasi ogni anno) sono contentissimo. Però dopo 37 anni d’Italia non ritornerei in Brasile. Anzi mi dispiace vedere che alle volte molti italiani non amano l’Italia come dovrebbero. Ho il doppio passaporto e sono contento. Ritengo l’Italia una Nazione con tanti difetti, ma ho girato tutto il mondo e onestamente, non ho trovato paesi che non ne abbiano.
Cosa ti manca di più del tuo Brasile?
Sarò banale, ma è chiaro che 12 mesi di caldo e la spiaggia hanno un peso importante. Poi la loro gioia di vivere e di fare è grande, anche tenendo presente che è un paese giovane come età media. Ah si…beh, “ovviamente le donne non si possono dire” !
Come ti sei ambientato in Italia?
Penso di avere risposto involontariamente prima. Amo l’Italia e l’Europa. Poi l’Italia mi ha portato via da una dittatura militare e dalla miseria. Mi ha insegnato e dato tanto.
Se la tua squadra fosse un titolo di una canzone di Bruce Springsteen, che ti piace molto come cantante, quale sarebbe?
Non so se è una coincidenza o in qualche caso ne abbiamo parlato. Ho letteralmente girato il mondo per seguirlo, ( Olanda, Francia, Spagna, Svizzera, Irlanda , tutta l’Italia , ecc ), ho assistito a più di 100 concerti di Springsteen. Sono un suo grandissimo appassionato. Più che quale canzone sarebbero, gliene dedicherei una che penso Springsteen non abbia mai pubblicato: “Dream Baby Dream” .
Tre pregi e un difetto della tua squadra…
Tra i pregi posso affermare che sono dei bravissimi ragazzi, hanno delle ottime qualità tecniche e sono appassionati. Difetti? Qualche volte sono troppo “bravi ragazzi” e non sempre nell’agonismo della partita è l’atteggiamento corretto da avere. A volte più grinta, più volontà più “cattiveria agonistica” non guasterebbe.
La partita più bella che hanno giocato i tuoi ragazzi…
Onestamente ne abbiamo giocate tante belle. E’ difficile ricordarne una sola. Cito l’ultima in ordine di tempo che mi è piaciuta davvero molto:la vittoria contro l’Accademia Inter 5-1. Mai come in quella partita siamo stati una squadra, un gruppo forte, unito…
Grazie mister per la tua gentilezza, buon lavoro e forza Corsico!
Grazie a voi, forza Corsico!
Mauro Carrano
Responsabile comunicazione Polisportiva Corsico